Leandro Lega

Ceramista atipico, romagnolo verace, marito e padre, Leandro Lega è stato tra i principali ceramisti italiani del secondo Novecento, protagonista di numerose esposizioni e citazioni sulla stampa generalista e di settore.

Biografia essenziale

Leandro Lega nasce il 7 settembre 1924 a Faenza. Frequenta la Scuola di disegno, poi il Liceo Artistico a Ravenna. Nel 1943 la chiamata alle armi, la prigionia, il trasferimento da Rovereto a Ulm, un periodo in Garfagnana con i partigiani e finalmente il ritorno a casa, dove deve rimboccarsi le maniche: morto il padre, ricostruisce la casa distrutta dalla guerra, sposa Fernanda Sartoni nel ‘51 e nascono Vincenzo e Carla.

L’opera di Lega è documentata, dalla fine degli anni ‘50, da una voluminosa rassegna stampa che include testate locali, quotidiani nazionali e riviste d’Arte. Un percorso in crescendo costellato da una fitta vicenda espositiva, in collettive e personali, dalla partecipazione a concorsi, con vera intensità di presenza, da numerosi e prestigiosi premi e riconoscimenti. Se c’è stata una vita vissuta a piene mani, densa di umori e di sapori, ricca di progetti e passioni, d’esperienza e di amicizia, è di certo stata quella di Leandro Lega, scomparso il 13 settembre del 2002 a 78 anni appena compiuti, personaggio di romagnola schiettezza e ceramista originale di formazione atipica.

Le opere

Ardua se non impossibile una sintesi della sua quarantennale opera ceramica, ci limitiamo perciò ad alcuni cenni. La sua opera è nata dalla passione per la terra, per il suo linguaggio e il suo respiro, che della terra conserva il sapore, sana e generosa o gioiosa, vivificata spesso da due colori soltanto, piena di gusto e di poesia. Boccali a Lucignolo, grandi ciotole accese, piatti murali, vasi infuocati, bicchieri iridati dalla calda magia dei suoi splendidi e caratteristici rossi fiammati di notevole efficacia pittorica, ottenuta con sapiente uso della tecnica della riduzione degli ossidi affidati al gioco fantastico dei fuochi e dei fumi e che del fuoco sembrano conservare il vibrante colore. Li connotano libertà di disegno e finezza cromatica. Oltre i rossi appaiono originali e vivaci anche orci e boccali dipinti a pennellate briose e fresche di blu intenso o verde, che rinviano a una bella intonazione popolaresca e genuina.

La decorazione a macchie fiorite insegue ora suggestioni figurative o precede libera nell’ambito dell’astrazione o dell’informale instancabile sperimentatore, ha usato argille a bassa temperatura, grès, porcellana, terre refrattarie ed è pervenuto a pregevoli decorazioni plastriche su pannelli in maiolica, spesso di grandi dimensioni con bella integrazione tra espressione plastica e colore. I valori plastici sono ottenuti con sicurezza e concisione: il ceramista dall’animo di poeta sa ben dominare ormai la sua materia, come dimostrano anche sculture e monumenti.

Un ritratto

Incontrandolo, Leandro Lega ti dà la sensazione che abbia una buona notizia da comunicarti. È un piacere che non è comune, è consigliabile andarlo a cercare, per chi non lo conosce, la sensazione è ancora maggiore. Questo grande uomo, dalla faccia da ragazzone, dev’essere uno degli uomini più buoni che ho incontrato. Due occhi vivi, un rossore in viso quasi emozionato, raccolto da una naturale e spontanea espressione paesana che vibra fieramente per un uomo che sa volere bene.

Gli riesce fare della ceramica, della vera ceramica, quella ceramica che ti invita a essere collezionista, perché, pur modernamente interpretata, riecheggia in un amore paesano, di un sapore di terra, quella terra che traduce in materia e che raccoglie quel tanto di poesia trasmessa con i mezzi più semplici e più poveri.

Le sue creazioni, sempre attente e misurate, non hanno un limite, la sua bottega non ha porta né cancello, non ha segreti, si fida dell’altrui onestà perché crede che tutti, indistintamente, siano come lui, perciò, con appello umano noi gli siamo amici, sentiamo la necessita di essergli vicino, come amici, come colleghi perché troppe cose ci può insegnare.

Angelo Biancini